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A 10 anni dalla scomparsa di Ninì Di Marino

Inviato da Angelo Orientale il

A 10 anni dalla scomparsa del compagno Gaetano (Ninì) Di Marino storico dirigente del PCI salernitano  vogliamo ricordarlo con un contributo di Piero Lucia che scrisse 9 anni fa. Ringraziamo Piero Lucia per il permesso e la nota disponibilità verso l'associazione Memoria in Movimento.

 

In ricordo del Senatore Gaetano Di Marino   

 

E’ già trascorso un anno dalla scomparsa di Ninì Di Marino ma non si colma il vuoto che ha lasciato nella memoria di chi lo ha conosciuto.

Ci manca il suo rigore, la sua passione civile, l’intransigente ancoraggio ai valori in cui credeva.

Un’esistenza, la sua, immersa pienamente nelle vicende del “secolo breve”, con gli aspri scontri, le traversie e le tragedie che lo hanno attraversato. Eppure Di Marino è rimasto per più versi giovane e moderno, aperto con la mente al nuovo e carico di fiducia nel futuro.

Attento a ciò che anche impercettibilmente maturava sotto la crosta della società, lo sguardo ed il pensiero in costante movimento rivolto, con fiducia, innanzitutto ai giovani  a cui andava consegnata un grande patrimonio di idealità e valori, quella inesauribile lezione formativa di una storia fatta di dure lotte, di grandi sacrifici e di conquiste, di un progresso di cui sentirsi fieri, da difendere ed espandere ogni giorno di più, con strenua tenacia e forte determinazione.

Ruvido all’apparenza, nell’esercizio di ruoli e funzioni direttive di rilievo che gli erano stati di volta in volta assegnati dal Partito, esercitati sempre con rigore e rara competenza, era tuttavia capace di improvvisi scatti sorprendenti, di grande umanità e di imprevedibile dolcezza. A tal proposito è da sottolineare l’intensità dei suoi legami familiari, in particolare con Laura, la sua compagna di una vita, la dolcezza del suo straordinario rapporto con sua sorella Lucia, stroncata da una crudele malattia. Al contempo la grande attenzione a quanto maturava di nuovo nelle pieghe della società, nei movimenti giovanile e femminile.[1]

Una figura la sua per davvero singolare e per più versi naturalmente carismatica, per la sua particolare qualità di tenere sempre intrecciati insieme, con grande naturalezza, politica e cultura, merce sempre più rara tra i dirigenti d’oggi dei Partiti.

Un intellettuale finissimo, aduso alle letture più svariate delle diverse discipline ed agli approfondimenti, oratore brillante in grado di declamare, senza il minimo errore, interi brani dei Poemi omerici o dei canti danteschi e di discutere, con rara competenza, dei più diversi autori- italiani e stranieri- da Shakespeare a Tolstoi, a Dostojevski, a Joyce, Sartre ed a Camus, fino a Calvino, Vittorini, Gadda, Elsa Morante, Levi, Moravia, Pasolini, Eco. Grandi scrittori, contemporanei o dei secoli passati, italiani e stranieri, che lo spingevano a guardare, negli anni antecedenti alla fine del fascismo, con occhi nuovi e un gusto più affinato al mondo che lo circondava, ai germi della crisi che iniziava a sgretolare dall’interno un regime autoritario che per un ventennio era apparso pressoché infrangibile. Il fascino suscitato in lui dalla scoperta e dall’approfondimento delle tematiche della letteratura italiana del ‘900 che in quegli anni di vuota retorica finiva per risultare ignorata quasi completamente.[2]

Gaetano Di Marino e’ stato un dirigente politico di finissima cultura, e tuttavia al tempo stesso mai incline ad un qualsivoglia eccesso di astrazione, ed anzi sempre concentrato sull’immediatezza concreta del reale, sul ventaglio di lotte e di conflitti presenti nella società italiana, nelle campagne e nelle aree urbane, uditore attento delle opinioni altrui, scevro dall’arbitraria e quasi odiosa supponenza che di frequente induce nell’arbitrio di ritenersi gli esclusivi detentori di una presuntiva verità.

Attento al Mezzogiorno ed ai problemi in quest’area da troppo tempo senza soluzione persistenti ed ai destini della sua città che così tanto amava, della grande provincia densa d’ingiustizie profonde e di contraddizioni acute, ancora nell’attualità dell’ oggi tutt’altro che risolte.

Allievo di Palmiro Togliatti, e poi di Giorgio Amendola, tenace fautore dell’unità della sinistra, era naturalmente portato, nella direzione politica e nel lavoro dentro le istituzioni, a interloquire e a confrontarsi con gli esponenti di altre formazioni, con laici e cattolici, per realizzare convergenze su questioni d’interesse comune, senza pregiudizi o spirito di parte.[3] Gli stessi avversari- pur nella fisiologica durezza del confronto- provavano per lui una grande stima, riconoscendone le grandi qualità: disinteresse personale, rigore nell’analisi, profonda competenza.

La politica vissuta come una religione ed occasione di crescita civile e di riscatto. Ripudio del distacco e dell’indifferenza dai fatti del mondo e dalle cose. L’impegno avvertito come una missione, guidato da una visione etica profonda ed oggi in verità purtroppo merce piuttosto rara. Perciò maestro e amico caro, oltre che di chi scrive, di più generazioni di militanti di sinistra e democratici che- dal suo esempio- hanno potuto trarre un grande ed importante insegnamento.

All’indomani della morte di Ninì Di Marino, nel suo telegramma di cordoglio alla famiglia, Giorgio Napolitano ne ricordò, con grande commozione, l’intelligente impegno politico, la coerenza delle posizioni, l’assoluta integrità morale. Ragioni forti- e più che sufficienti- a spiegare il forte legame di stima personale e di amicizia che in lunghi decenni di lotte e di comune impegno non si è mai incrinato.


[1] Nella stessa nota di accompagnamento,  si legge come, assieme alle tematiche del marxismo  ed alla storia del movimento operaio italiano ed europeo, con l’approfondimento dei testi relativi, “ nuovi orizzonti nella conoscenza della storia moderna e contemporanea mi vennero dalle opere di Candeloro, Bobbio, Villari, Ragionieri, Dorso, Pasqaule Villani, Cafagna, Dahrendorf, Furet, Hobshawn. …Sul piano filosofico sollecitarono la mia attenzione le teorie dell’esistenzialismo di Sartre e altri e dello strutturalismo e la semiologia e dei suoi massimi esponenti, come Umberto Eco. Un rilievo particolare ha avuto, negli ultimi anni del ‘900, l’ermeneutica sulla interpretazione del rapporto tra diverse esperienze”. Infine “ Negli ultimi anni mi hanno interessato gli studi sulle teorie dell’universo e le grandi leggi della fisica e le ipotesi sul futuro del mondo. Un altro filone delle mie letture è stato lo studio delle religioni e in particolare del Cristianesimo e del pensiero laico sui grandi temi metafisici, in un periodo che mi consente di affrontare problemi finora trascurati”


[2] Poco tempo prima della sua scomparsa il Senatore Gaetano Di Marino ha donato al Comune di Salerno la propria biblioteca personale di circa 7.000 volumi, assieme ad appunti e scritti vari riassuntivi della sua esperienza di dirigente politico della sinistra italiana. Nella lettera di accompagnamento è sinteticamente tratteggiata l’evoluzione della sua formazione, politica e culturale poliedrica, dalla gioventù, in pieno regime fascista, alla liberazione e alla Repubblica, e poi il richiamo all’impegno profuso nelle lotte contadine ed operaie, dal secondo dopoguerra in avanti, per lo sviluppo della democrazia. Inoltre l’importanza, nell’evoluzione della propria formazione critica, durante la prima gioventù, prima di Bottai e della rivista “Primato”, poi di Croce  e della sua rivista “ La Critica”,  infine lo squarcio e l’ apertura di nuovi orizzonti al suo pensiero dovuta alla conoscenza di tanti, nuovi autori, italiani e stranieri del ‘900. Grande il suo interesse sui temi del paesaggio agrario e dell’agricoltura che gli erano derivati dalla conoscenza approfondita delle opere di Emilio Sereni e, in tema di economia agraria, dagli scritti di Manlio Rossi Doria, Serpieri, Medici

[3] Nella stessa nota di accompagnamento,  si legge come, assieme alle tematiche del marxismo  ed alla storia del movimento operaio italiano ed europeo, con l’approfondimento dei testi relativi, “ nuovi orizzonti nella conoscenza della storia moderna e contemporanea mi vennero dalle opere di Candeloro, Bobbio, Villari, Ragionieri, Dorso, Pasqaule Villani, Cafagna, Dahrendorf, Furet, Hobshawn. …Sul piano filosofico sollecitarono la mia attenzione le teorie dell’esistenzialismo di Sartre e altri e dello strutturalismo e la semiologia e dei suoi massimi esponenti, come Umberto Eco. Un rilievo particolare ha avuto, negli ultimi anni del ‘900, l’ermeneutica sulla interpretazione del rapporto tra diverse esperienze”. Infine “ Negli ultimi anni mi hanno interessato gli studi sulle teorie dell’universo e le grandi leggi della fisica e le ipotesi sul futuro del mondo. Un altro filone delle mie letture è stato lo studio delle religioni e in particolare del Cristianesimo e del pensiero laico sui grandi temi metafisici, in un periodo che mi consente di affrontare problemi finora trascurati”

30 Marzo 2012         

PIERO LUCIA 

 

                               

Il Senatore Gaetano Di Marino

Il Senatore Gaetano Di Marino è stato per decenni dirigente di primo piano del PCI ed a lungo capo indiscusso dei comunisti salernitani.
Iscritto al Partito dal 1944, Consigliere Comunale e Provinciale, Parlamentare, ininterrottamente, per 4 legislature. Deputato al Parlamento dal 1968 al 1976 e Senatore dal 1976 al 1983.
Esperto di problemi agrari, Vece Presidente Nazionale dell'"Alleanza dei Contadini", Direttore della Rivista " Nuova Agricoltura", autore di vari saggi e pubblicazioni tra cui " La DC a Salerno" e "La Scelta Democratica", pubblicati da " Arti Grafiche Boccia". A lungo componente del Comitato Centrale del PCI, è stato anche Vice presidente del Gruppo dei Senatori del Partito e Vice Presidente della Commissione Centrale di Controllo.
Nipote dell'Avvocato Vestuti, cui suo tempo fu dedicato il vecchio Stadio della città, Avvocato ed oratore di grande carisma, ha speso la sua vita nell'azione di difesa delle classi più umili, comunemente stimato da compagni ed avversari e considerato un limpido esempio di combattente per la Democrazia a Salerno ed in Italia.