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Un grande ciao e un grandissimo grazie a Giggino, il Panda, che ci lasciò un anno fa

Inviato da Angelo Orientale il

Un anno fa ci lasciò il compagno Luigi Giannattasio. Noi lo ricordiamo cosi, ripubblicando il bellissimo articolo di Pietro Toro che fu pubblicato sul numero 1 del nostro bollettino IL CICLOSTILE .

L’intellettuale operoso che ha fatto rinascere l’Anpi di Salerno.

 

di Pietro Toro

 

Lui avrebbe detto: non scrivetemi un necrologio, faccio da me. Infatti non è un necrologio, stai tranquillo. Ho conosciuto LUIGI Giannattasio quando era il Panda, alla metà degli anni novanta, in uno degli spazi pubblici o semi-occupati dell’Università di Salerno, al Secondo Piano dei vecchi edifici, dove c’erano le aule e gli studi delle Facoltà di Economia e Giurispudenza.

Si stava dando da fare per creare un raccordo tra la Pantera ed il Movimento Studentesco. Non si voleva far morire quella esperienza fruttuosa di dialogo, scontro e riflessione all’interno del mondo Universitario che lo aveva visto tra i protagonisti e si cercava di dare una struttura ed una identità, che oggi definiremmo coerente, con i valori e gli obiettivi espressi, creando un Movimento che fosse capace di raccogliere ed ampliare quanto di positivo si fosse fatto negli anni precedenti. Eravamo un po' più giovani e con le idee abbastanza chiare. Abbastanza.

Luigi era una persona strutturata, impegnato da sempre nella sinistra salernitana, critico, riflessivo, fattivo. Andava per la sua strada fino a realizzare le cose che iniziava. I progetti seri sono quelli che si portano a termine. Uno studente con qualche anno più di noi, con il pizzetto rigato di bianco, il Montgomery e l’immancabile borsa piena di appunti e documenti, le penne, la pipa, che poi diventerà uno dei suoi segni distintivi quando non c’era la sigaretta tra le labbra. Ed il lavoro, cioè i lavoratori, l’attenzione agli ultimi ed agli indifesi, in maniera sempre poco intellettuale.

Questo forse dava un po' fastidio a molti. Meglio essere fumosi, a volte, e comunque distaccati. Luigi si sporcava le mani, ti guardava fisso negli occhi,  sempre. Nasce dunque accanto all’attività politica in Rifondazione, con momenti non sempre idilliaci, (non era propriamente un diplomatico, e non sopportava le incongruenze), l’impegno con il sindacato.

Per molti non era facile stargli accanto, non perché non fosse accogliente, ma brillava di luce propria e la sua caparbietà era frutto di scelte, di intuizioni geniali nate da riflessioni lunghe e raffinate. Troppo onesto per stare con tutti. Non ci siamo mai persi di vista, ma ci siamo rincontrati alcuni anni dopo.

Stava nascendo un nuovo soggetto a sinistra, ci sembrava una strada valida da percorrere perché incarnava prospettive ed ideali che includevano lo sviluppo sociale, l’ecologia l’interesse per l’uomo e, grande novità, la voglia di cambiare le istituzioni con la partecipazione attiva. Eravamo in un parco di Roma, forse uno dei più brutti, per questa sorta di prima costituente. Andammo con la sua Megane, Luigi alla guida, Titti ed Io.

E stava rinascendo l’Anpi provinciale, quando, più di un decennio fa, non era certamente una associazione a cui si guardava con rispetto da più parti ma una innocuo soggetto, pur con tutte le sue potenzialità. Oggi le cose sono cambiate, grazie al suo lavoro. È innegabile che oggi l’Anpi, l’associazione di cui Giggino è stato presidente per la nostra Provincia, sia diventato qualcosa che va oltre il ricordo della lotta partigiana. Luigi ha creato una serie di contatti con il mondo dell’associazionismo, cattolico, laico e di ispirazione progressista, ha risvegliato l’argomento della difesa della Costituzione, l’attenzione alle forme di discriminazione, l’inclusione delle parti più disagiate della società. In capo all’associazione ha fatto rivivere, in questi anni, la manifestazione del 25 aprile, con momenti anche critici.

Siamo stati, a partire dall’episodio dello sgombro dei migranti da San Nicola a varco, che non è solo il sito di un Outlet, uno dei primi soggetti politici che ha sollevato la questione dei migranti sfruttati nella piana del Sele. Sono state aperte, ed ancora si aprono, sedi dell’Anpi in tutta la Provincia. La memoria è viva, quanto più che si alimenta con dibattiti, iniziative, con l’apporto del mondo accademico e della scuola, confronti che elevano la discussione su basi scientifiche per provare non che abbiamo ragione noi (e chi se ne frega altrimenti), ma che la verità storica a cui si vuol abdicare così spesso è diversa da quanto si propaganda con banali populismi. l’Anpi si è riaperta al mondo della società civile e degli intellettuali, ha recuperato e saldato il rapporto con la CGIL e questo è frutto del suo lavoro. Grazie Luigi, te lo abbiamo detto sempre in pochi, ma ti va riconosciuto da tutti. Luigi ha creato i rapporti con i comitati nazionali e regionali, proiettando l’Anpi di Salerno in un contesto più aperto, sovraregionale, dove lui che faceva parte degli organismi nazionali, chiamato a partecipare e non autoproposto, era un elemento a cui tutti guardavano con rispetto. E poi le grandi trasferte in macchina, la partecipazione, la presenza costruttiva alle iniziative nazionali. L’attenzione sempre viva per i giovani e i movimenti studenteschi. Ricordo che il mio incubo ricorrente era la sua telefonata il giovedì sera. Mi chiedeva di procurargli un amplificatore, un generatore, qualcosa che potevo reperire stando sui cantieri edili per permettere agli studenti di poter organizzare le loro manifestazioni. Sempre il venerdì. Gli dicevo che era impossibile, si lavorava e queste cose servivano al cantiere e poi come portarle a destinazione? Il venerdì mattina, sempre, i ragazzi avevano il generatore a disposizione. 

L’ultimo periodo, perché ho cambiato lavoro e per altri motivi, non sono stato presente alle attività dell’associazione. Mi manca il suo confronto e le telefonate, gli scambi di opinione, i momenti anche banali dove parlavamo di tutto, di altro, di vita vissuta e del nostro lavoro. Ogni tanto anche io facevo richieste assurde. Gli chiesi una trentina di copie della costituzione, a più lingue, per i miei studenti e non so come me le ha procurate. Me le diede una giorno caldissimo d giugno, aveva già il male che lo consumava, non lo sapevamo tutti. Ogni diplomato che porta la Costituzione all’esame finale ha la sua copia in inglese, francese o rumeno.  E si stupisce dei contenuti dell’articolo 3. 

Questo era Giggino, il Panda.

 

 

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